Quello che oggi chiamiamo Gioco della Trasformazione germinò nel 1977, ma non nacque subito come “gioco in scatola”.
La prima versione di gioco, quella che ancora oggi è nota col nome di Gioco Planetario, si giocò a Findhorn nel giugno 1978 come parte di un seminario dal titolo “L’arte della sintesi”.
Coinvolse venti giocatori e quattro guide e, nonostante fossero utilizzate attrezzature molto rudimentali, già in quell’occasione il gioco si rivelò uno strumento estremamente potente, accurato e di grande capacità di trasformazione.
Il Gioco Planetario può coinvolgere da venti a cento giocatori. Il percorso è rappresentato da un tracciato posto sul pavimento, sopra al quale i giocatori si muovono fisicamente, proseguendo da una casella all’altra per esplorare le varie opportunità di connettersi con tutti gli aspetti della vita e per lavorare creativamente in aree che sono fonte di particolare attenzione a livello personale e planetario.
In qualche modo è difficile descrivere questa forma di gioco a chi non è addentro nemmeno con l’ultima versione rappresentata appunto dal Gioco in scatola, che è la più semplice ed elementare. Pur tuttavia, non si può non tenere conto del fatto che il Gioco Planetario è il capostipite di una serie di strumenti di crescita, tutti facenti parte della stessa “famiglia”, e nell’esposizione della storia e delle origini del Gioco è opportuno rispettare l’ordine in cui gli eventi si sono verificati.
Per iniziare il Gioco, qualunque ne sia la versione, è fondamentale stabilire un proposito da tenere in mente ogni qualvolta si lancia il dado. Nel Gioco Planetario viene fissato un proposito di Gioco che riflette un bisogno di crescita collettivo, come ad esempio il comprendere come essere di maggior servizio per il pianeta ed offrire tolleranza, pazienza comprensione nei nostri rapporti interpersonali.
I partecipanti vengono poi suddivisi in cinque “famiglie” ciascuna delle quali avrà un proprio proposito specifico, in linea con quello generale succitato. All’interno di ogni famiglia viene selezionato, attraverso una sofisticata dinamica di gruppo, un nucleo centrale di quattro persone rappresentanti rispettivamente l’Ostacolo, la Risorsa, l’Angelo ed infine il giocatore che agirà in nome e per conto di tutta la sua famiglia.
Gli altri componenti di quel nucleo familiare, pur non rivestendo alcun ruolo specifico, saranno di sostegno al nucleo centrale e ciascuno di essi avrà anche un proprio proposito personale di gioco.
Un modo semplice per definire il Gioco Planetario è descriverlo come uno strumento che amplifica le tematiche affrontate in modo da viverle sia a livello personale che planetario, rendendo visibili gli schemi che stanno dietro al problema e che lo provocano, facendo emergere nuovi modi di rispondere alle vecchie sfide della vita.
Attraverso l’impegno di giocare insieme con unità di intenti, possiamo intenzionalmente accelerare il cambiamento ed essere di aiuto nel portare avanti quella trasformazione planetaria che tiene conto di una nuova visione olistica del mondo, creando e portando sempre più in manifestazione una nuova visione e nuove speranze, trasformando le nostre sofferenze collettive e costruendo nuove forme-pensiero positive per il futuro.
Nell’ottobre 1978 si tenne per la prima volta il seminario con la versione oggi definita come Board Game, il cui titolo iniziale fu “Il gioco della vita”. Si tratta di un seminario di una settimana con cinque giocatori e due guide. E’ un’esperienza molto profonda, che si sviluppa intorno ad un tavolo che simboleggia il mondo dei giocatori ed il seminario riproduce, in miniatura, il percorso dell’anima nella vita.
Il materiale utilizzato in quell’occasione non era rudimentale come nelle sperimentazioni precedenti, ma non era ancora quello definitivo, Le carte erano scritte a mano, in bella calligrafia, mentre le altre parti che servivano ad allestire il tavolo erano di legno e vetro: il tutto raccolto in una valigetta.
Ci vollero poi sei mesi per produrre il materiale di gioco definitivo. Il successo fu immediato e da questo successo si sviluppò il seminario che ancora oggi viene proposto all’interno della Findhorn Foundation con durata variabile da tre giorni a una settimana.
Questo prodotto fu ancora frutto del pensiero di Joy, anche se per realizzarlo fu necessario il contributo e l’aiuto di molte persone.
Fu nell’ottobre 1978 che Joy incontrò Kathy Tyler e quell’incontro diede vita ad una coppia che trasformò il lavoro e l’impegno di una singola persona in lavoro ed impegno di gruppo. Si trattò di un’alleanza estremamente creativa.
L’esperienza di Kathy come insegnante di meditazione, a cui si aggiungeva la sua vasta conoscenza del mondo interiore, fu di grande aiuto nel dare all’energia inizialmente grezza del gioco il giusto valore: la sua chiarezza, attenzione ed una profonda capacità intuitiva permisero di comprendere a fondo come il gioco agiva, non dal punto di vista del processo di crescita consapevole che attivava nelle persone, ma soprattutto si comprese come il gioco funzionava interiormente.
Kathy contribuì nel dare al gioco una forma fisica, creando una struttura sofisticata in grado di funzionare con facilità ed equilibrio, ma introdusse anche un importantissimo tassello che fino ad allora mancava: l’utilizzo dell’intuizione come mezzo di comprensione unito alla possibilità di portare avanti un processo di crescita in modo dolce. Tutti gli aspetti dell’attrezzatura del gioco, nonché la struttura del seminario stesso, furono dunque rivisti e migliorati.
Kathy e Joy insieme sentirono anche l’esigenza di educare altre persone perché potessero imparare ad entrare in contatto con la propria intelligenza superiore. Fu così che si sviluppò un nucleo centrale di guide qualificate del gioco da tavolo. Era emersa la possibilità di creare la struttura di un processo educativo rimarchevole, che poteva essere ripetuto nel tempo.
Grazie alle opportunità di consapevolezza che il Gioco offriva, insieme a trasformazione personale e crescita spirituale, divenne presto uno dei seminari più popolari a Findhorn. Tutti volevano poterne fare esperienza. Così il Gioco venne introdotto in molti programmi, soprattutto in quelli di formazione dei nuovi membri della Fondazione.
Il Gioco continuava dunque la sua evoluzione: era estremamente magnetico e sempre più persone gli dedicavano tempo ed energia.
Fu così che incominciò a giungere a Joy e Kathy la richiesta di uno strumento che potesse essere disponibile commercialmente. Tuttavia l’impresa non sembrava delle più facili: come potevano condensare in una scatola un seminario così sofisticato?
Era davvero possibile rendere il gioco maggiormente disponibile senza ridurne il potere e l’integrità?